E' deciso: la gestione del Teatro Lirico (chiuso dal 1999) va a Stage Italia. Sconfitto l'ex patron dello Smeraldo Gianmario Longoni. Inaugurazione (pare) a inizio 2018.
Questa è la volta buona: dopo anni di passione e di declino, finalmente il Teatro Lirico di Milano tornerà a riprendersi quel ruolo di "piccola Scala" che aveva al momento della sua nascita.
Una storia… infinita
Inizio bruciante. Sorto nel 1717, andò a fuoco nel 1776. Dopo l'incendio fu nuovamente inaugurato nel 1779 col nuovo nome di "Cannobbiana" e per circa un secolo tutto filò liscio.
All'inizio del ‘900 fu il teatro da cui decollò l'astro di Enrico Caruso e che vide la prima della Figlia di Iorio di D'Annunzio. Ma, si sa, il Novecento fu un secolo molto travagliato: nel 1938 arrivò il secondo incendio, seguito poco dopo dalla guerra che vide Milano devastata dai bombardamenti. In quei tragici giorni il Lirico tornò all'onore delle cronache come l'ultimo palco dal quale, dopo vent'anni di comizi, si udì in pubblico la voce di Mussolni. Nel dopoguerra, con il boom, il Lirico ospitò Mina e il teatro canzone di Giorgio Gaber, prima di chiudere tristemente i battenti alla fine degli anni Novanta.
L’oblio
Dopo la sua chiusura più che di "Teatro Lirico" si può parlare di "Teatro Litigo".
Ci fu il tentativo di Longoni di ristrutturare il teatro trasformandolo in un centro polifunzionale dotato anche di ristorante, cui fecero seguito le ire di un furibondo Vittorio Sgarbi con conseguente abbandono del progetto. Oggi, con l'arrivo di Stage Entertainement - la società olandese che gestisce anche il Nazionale - per il Lirico è finalmente arrivato il momento della tanto attesa rinascita. Il direttore artistico per la sezione cabaret sarà un personaggio di eccezione, quel Renato Pozzetto che il cabaret contribuì a fondarlo negli anni Sessanta con lo storico gruppo del Derby.
Il pool di direttori artistici
Confermato dalle prime indiscrezioni quindi Renato Pozzetto alla programmazione cabaret, con nomi come J-Ax alla musica leggera e giovani e Chiara Noschese al teatro. Il cartellone jazz a Enrico Intra, mentre Chris Baldock penserà alla danza. Per la lirica e la classica la programmazione sarà nelle mani di Roberto Favaro, vicedirettore dell'Accademia di Brera e musicologo.
Ne abbiamo parlato con Matteo Forte, AD di Stage Italia: "E' l'happy end di un progetto sul quale stiamo lavorando da diversi mesi: siamo molto contenti della vittoria del bando su entrambe le direttrici, quella artistico-tecnica e quella economica. Alla fine, il modello di teatro che proponiamo è del tutto analogo a quello sviluppato negli ultimi quattro anni al Nazionale che, va detto per chi ancora non lo sapesse, non prende un euro dalla Regione, non ha alcuna sovvenzione statale. E nonostante questo, riusciamo a sostenere l'azienda", spiega Forte.
Un happy end che vede... il punto Forte (nomen omen, ndr) nel piano che ha convinto la commissione ad assegnare a Stage questo bando dalla storia infinita.
Forte spiega la scelta della direzione artistica: "Sono persone con le quali ho lavorato e rappresentano dal mio punto di vista un'eccellenza in ciascuna delle aree identificate. Sono perfettamente allineate con lo spirito del progetto artistico che c'è dietro alla nostra candidatura, ossia aprire il teatro a una popolazione giovane, riscoprire le eccellenze milanesi e dare spazio a tutti i generi".
Il valore aggiunto di un progetto multi-sensoriale
"Apriremo a tutti i generi", spiega Forte. "Vogliamo far riscoprire i generi ghettizzati nei club, come il jazz, che ha locali dedicati. Oppure l'opera, che si fa alla Scala ma ha delle barriere all'ingresso notevolissime, come il costo, o come la tipologia di spettacoli che è per una nicchia di amatori e grandi esperti. Noi invece apriremo l'opera al "popolo", un po' come era in passato, portando spettacoli facili da capire, con prezzi accessibili. Stessa cosa vale per la danza e per la musica classica: basti pensare che la danza moderna ha spazi distribuiti su più sale: noi ridaremo una casa anche a questo genere".